
di Cristiano Cini e Simona Bizzarri
Sappiamo tutti quanto il territorio sia importante e
significativo per definire la qualità di un vino. Ma in che misura conta?
Quanto cambia uno stesso vitigno da zona a zona, da collina a collina, da
filare a filare? E quanto è rilevante la mano dell’uomo che lo coltiva e lo
accompagna dalla pianta alla bottiglia? Riflessioni che da sempre animano il
mondo del vino e che sono state poste al centro del tavolo di approfondimento
Sangiovese 2.0.
Un’idea semplice ed efficace per analizzare le espressioni
interterritoriali di questa varietà nelle diverse aree del Chianti classico e
del Brunello di Montalcino. Perché il Sangiovese, vitigno che troneggia in
Toscana, ha la straordinaria capacità di cambiare veste a seconda di dove lo
incontri. Sa cosa indossare e dove. Maggiore freschezza e facilità di beva per
una passeggiata nel Chianti Classico o più struttura e longevità per osservare
un tramonto da Montalcino.
E nella prima edizione dell’evento Sangiovese 2.0 la sfida è
stata proprio quella di mettere a confronto 18 vini di 2 denominazioni, di 6
differenti aziende e di 3 diverse annate. Una verticale - orizzontale per
scrutare e indagare ogni aspetto.
Ad accogliere i partecipanti alla splendida tenuta Moceni,
il presidente di Enoclub Siena Davide Bonucci che ha pensato e organizzato la
particolare iniziativa.
Le aziende partecipanti, per il territorio del Chianti
Classico, sono state Capannelle, Casa al Vento e Bindi Sergardi mentre, per il
territorio di Montalcino, Castello Tricerchi, Terre Nere e Argiano.
Una breve presentazioni delle cantine prima di immergerci
nella degustazione delle etichette poste sull’elegante tavolo.
L’azienda Capannelle, situata nel cuore delle colline di
Gaiole in Chianti, è dal 1975 una delle più interessanti realtà del mercato
vinicolo in Italia. Si estende per circa 20 ettari di cui 16 di vigneto e
produce circa 80.000 bottiglie di vino all’anno. Fiore all’occhiello della
cantina, il famoso caveau, realizzato in acciaio e dotato di sistemi di
controllo di temperatura e umidità, dove i clienti più esigenti possono
conservare le loro bottiglie più preziose.
Poco distante, troviamo Borgo Casa al Vento. Un tempo dimora
di mezzadri, è il frutto di un sapiente restauro ad opera della famiglia
Gioffreda che, nei primi anni ’90, ha ridato lustro a questo meraviglioso
gioiello di architettura rurale. La tenuta si estende per circa 20 ettari di
cui 8 vitati, per una produzione totale di 35.000 bottiglie. Il rispetto della
terra e dei suoi frutti, ha invocato la scelta del biologico.
La famiglia Bindi Sergardi vive a Siena dal 1349 e mantiene
vive le tradizioni di 23 generazioni nelle tre tenute di I Colli, Marcianella e
Mocenni. Quest’ultima, situata nel comune di Castelnuovo Berardenga, risale al
1067 e il suolo roccioso ricco di alberese e galestro regalano al sangiovese
un’inconfondibile identità. Nella filosofia della famiglia, ogni vino dovrebbe
essere un ringraziamento ai luoghi e alle persone.
Passiamo poi a Montalcino per conoscere Castello Tricerchi,
tenuta che si estende per 400 ettari nel versante nord. Al centro della
proprietà, sulla via Francigena, si erge il Castello, costruito nel XIII secolo
e completato nel 1441 dalla famiglia Tricerchi. I vigneti della cantina,
impiantati nel 1995 e nel 2003, sono coltivati a Sangiovese per 13 ettari e sono
suddivisi in 7 distinti appezzamenti. I suoli sono caratterizzati da presenza
di sabbie e argille calcaree.
L’Azienda Terre Nere si estende su una superficie di 15
ettari a 280 metri sul livello del mare, a sud sud-est, a 10 chilometri da
Montalcino. I 10 ettari vitati, in località Castelnuovo dell’Abate, sono sul
pendio sulla cui sommità si erge il Castello della Velona. Sono inseriti in un
contesto di squisita bellezza, circondati da boschi incontaminati e con un
microclima ideale per la coltivazione della vite. La produzione annua è di
circa 50.000 bottiglie.
Infine troviamo Argiano, una delle più antiche aziende
vinicole di Montalcino con una storia rinascimentale e una storia di 500 anni.
Sistende per 135 ettari di cui 57 vitati nell’angolo sud-ovest di Montalcino a
circa 300 metri sul livello del mare. L’azienda fu tra le fondatrici del
Consorzio nel 1967. UN’attenta ricerca sui terreni ha portato
all’identificazione dei vari micro-terroir e alla consapevolezza della
composizione dei suoli a diverse profondità. Questo permettere di produrre
Brunelli con sfaccettature diverse.
Le annate degustate nella scacchiera sapientemente disegnata
da Davide Bonucci, sono state 2012, 2013 e 2014 più un singolo 2015 di Bindi
Sergardi (che non ha prodotto la 2014).
L'aspetto più divertente e istruttivo è stata la possibilità
di approfondire in verticale per ogni singola azienda l'interpretazione di
annate diverse, tra l'altro anche la difficoltosa 2014 e capire come i
produttori le hanno gestite per evidenziare la territorialità e le unicità dei
loro vini. Stili diversi, interpretazione dell'uomo che cerca di non sovrastare
il potenziale del territorio, cambiamenti nel rapporto con il legno, l'esigenza
sempre crescente (nelle ultime annate) di togliere apporto di una mano per
esaltare la singolarità del luogo d'origine. Sempre maggiore la consapevolezza
di un'identità, qualcuno già definita nel tempo attraverso annate prodotte,
altri più recentemente indirizzati nella strada maestra. Giudizio assolutamente
positivo per un'iniziativa intelligente che spazia nella diversità dell'origine
come valore, come ricchezza.
Un format innovativo e interessante che ha lasciato spazio
al dibattito e alle osservazioni di ogni partecipante e che potrebbe, in
futuro, aprirsi ad altri territori e altre diverse espressioni del Sangiovese.
Noi ci saremo seguendolo con grande interesse e… perchè no
magari con un video!