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14° ANTEPRIMA VERNACCIA DI SAN GIMIGNANO 2019
Benvenuti a San Gimignano, sintesi tra paesaggio, sapere, arte e cultura tutto questo in poco meno di 800
ha ( solo per Vernaccia) e 40 produttori che presentano i loro vini.
La conferma di un territorio unico che regala sapidità ed equilibrio, ma più di tutto una longevità fuori dal
comune.
Abbiamo assaggiato per voi:
- 2018 Le Calcinaie : oro luminoso. Balsamico, vegetale ed agrumato chiude in un leggero salmastro. Sul
palato un grip acido notevole, a tutto pompelmo, chiude sapido mostrando un buon potenziale.
Teruzzi : oro luminoso, mentolato, pera, gesso, iodio e vegetale. La sapidità vince a mani basse,
comanda lei! Impronta di grande scorrevolezza e piacevolezza, non interessa il centro bocca, ma la beva e
la chiusura risulta oltraggiosamente minerale. Da bere e ribere.
- 2017 Il Colombaio di Santa Chiara "Campo alla Pieve": paglierino verdolino accecante nella sua
luminosità. Cedro, mughetto, polvere di gesso, mela verde e agrume. Palato teso e sapido buona la
concentrazione nel centro bocca, stupisce su questo aspetto, si affaccia l'agrume sconfitto però da una scia
sapida iodata dal sapore di alga, bella lunghezza di gusto.
Signano riserva "La Ginestra" : oro caldo e luminoso, susina, mela cotogna, cedro candito, pan
brioche, biscotteria da forno, burro di noccioline e poi alloro e anice stellato. Ricco pieno avvolgente di
ottimo volume liquido e grande energia sapida. Chiude salato e tremendamente elegante.
- 2016 Cesani riserva "Sanice" : oro caldo e luminoso. Fiori gialli, frutta secca, fico e dattero, fieno, iodio e
alga marina. Strepitoso equilibrio e immensa sapidità, ottimo volume liquido figlio della concentrazione,
Pieno e soddisfacente il palato, un potenziale evolutivo enorme ma non si disdice di certo la beva attuale.
-2015 Casale Falchini riserva "Vigna a Solatio": un'oro molto invitante che vira su tonalità calde. Tiglio, erbe
aromatiche, pera matura e miele d'acacia. Una vena di calore che favorisce l'apertura del vino sul palato,
media freschezza e tanta sapidità, elegante e largo nel centro bocca, rotondeggiante.
Montenidoli "Carato": oro caldo e lucente. Noce moscata, burro, tostato, frutta secca, pesca matura,
erbe aromatiche, resina e iodio. Bocca larga e saporosa, equilibrio nella sapidità marcata, avvolgente e
ricco, elegante fuoriclasse, nella targa si legge chiaramente San Gimignano, anche da lontano.
Panizzi riserva: oro acceso, agrume, povere di gesso, mela, vegetale, susina, balsamico e iodato. Bocca
agile e fresca, dinamico di media avvolgenza, scorrevole sino a perdersi nella sapidità. Lungo nel sapore
come nel potenziale evolutivo.
Ci siamo proprio divertiti, penso che torneremo presto a San Gimignano.
Il Lambrusco alla conquista della Toscana
Diciamo la verità, quanti immaginano il lambrusco come un compagno ideale di merende, accanto ad uno gnocco fritto, una salamella, una piadina con lo squacquerone e due foglie di rucola?
Robe semplici per un prodotto inchiodato al livello di vino grossolano e immediato. Per fortuna c'è chi, come il pluripremiato Sommelier Davide D'Alterio, neo-Ambasciatore del Lambrusco per il periodo 2018/2019, ha saputo ricercare, studiare e scoprire le mille virtù di un prodotto le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Non stupisce il fatto che la Vitis Labrusca sia probabilmente la progenitrice della maggior parte dei vitigni correnti in uso. Perché? Perché porta con sé la storia delle difficoltà vissute nei secoli dagli agricoltori primitivi nel cercare di addomesticarla, rendendola ermafrodita, meno produttiva ma con più qualità del frutto. Un piccolo Amarcord felliniano rimane, soprattutto nel Sorbara, dotato di acinellatura dovuta alla differenziazione sessuale (femminina) che necessita di altra pianta (in genere Salamino) per l'impollinazione floreale. E' quanto accade anche al Picolit in Friuli, alla Pepella in Campania e pochissimi altri al mondo!
Ritorniamo al "lambruschino", magari nella sua bella lattina retrò anni '60 (detto tra noi comunque il recipiente migliore per esaltare le bollicine); quanto conta una corretta comunicazione, onde evitare pesanti danni commerciali, cui porre riparo è arduo e faticoso. Tante le combinazioni possibili, sia in purezza che in blend, con fermentazioni spontanee o lieviti selezionati, in tini di acciaio o legno, charmat, metodo classico o ancestrale (c.d. "col fondo"), pari a quelle di un cubo di Rubik.
In questo rompicapo enologico, nella splendida cornice di Villa Severi ad Arezzo e grazie alla Delegazione A.I.S. guidata da Massimo Rossi, Davide ci prende per mano con la sua bravura, con passione e abnegazione, togliendo il velo di ipocrisia e prevenzione usato nei confronti di un mondo misterioso e proponendo 5 aziende memorabili.
La prima etichetta, il "San Vincent" di Gianluca Bergianti appare subito rosa chiaretto, lievemente torbido nel bevante. Sintomo di artigianalità indubbiamente, ma soprattutto di rifermentazione in bottiglia a mò dei contadini del bel tempo che fu. Naso di frutta rossa e fiori appena colti, al gusto cresce per note agrumate, balsamiche, saline (date dalla presenza discreta dei lieviti). Espressione sublime di vita, sembra di mordere un'arancia rossa con tutte le sue fibre. Produttore della zona di Carpi, lontano dai siti storici e dai riflettori. Biodinamico in purezza, Gianluca non manca di aiutare chi è in difficoltà, come i ragazzi autistici che lo seguono nelle operazioni in vigna. Botti di cemento per 36 mesi prima di essere commercializzato.
Passiamo ondivaghi verso un meraviglioso metodo classico "Trentasei" di Cantina della Volta. Terreni alluvionali che donano al vino un petillant fine e persistente color cerasuolo dai vividi riflessi rubini. Già da lontano emerge un file rouge fatto di fiori rossi, frutta acerba al ribes e lampone. Erbaceo. Bocca piena, voluminosa, il lampone diventa quasi gelèe e chiosa su una sapidità a dir poco vibrante dai tannini non invisibili. Azienda di Bomporto vicina alle famose Chiuse di Mantova, Cristian Bellei vuole omaggiare il padre Beppe forse il primo in tutto il Centro Italia ad avviare la tecnica della spumantizzazione.
Charmat (e che Charmat) per il terzo in batteria Cantina Paltrinieri "Lariserva". Le bollicine lente e finissime ingannano i sensi, smitizzando leggende di degustazione. Ciò che davvero importa è il contenuto. Colore giallo sabbia, quasi champagne. Note olfattive di frutta morbida, mielosa, fiori di zagara, ginestra e spezie dolci. The yellow submarine dei Beatles. Al palato troneggia una acidità da pesca bianca, mela verde e scorzetta di cedro. Per nulla sapido, molto avvolgente. Tra i fiumi Secco e Tanaro campi d'elezione per il Sorbara è nato casualmente dall'averlo dimenticato per un anno con ancora i lieviti in sosta. Unica Riserva assaggiabile e il primo ad evitare blend con altre tipologie, preferendo la purezza.
Continuiamo col "Rossoviola" - Vigneto Saetti, 100% naturale dal tipico colore rosso purpureo, scuro e intenso. Niente solforosa aggiunta, in rispetto alla filosofia di Steiner. Naso da visciola matura ed amarena Fabbri e petali di violetta macerati. Nulla di più, nulla di meno. Gradevole ed agile, la sua freschezza di ciliegia, la lieve balsamicità e una speziatura nera lo rendono adatto allo zampone e/o cotechino delle feste. Etichetta satinata su ogni bottiglia, vino elegante sia dentro...che fuori.
L'ultimo campione in assaggio è il "Fontana dei Boschi" di Vittorio Graziano, "IL" Lambrusco per antonomasia. Veste violacea dai sentori ancora di botte, vinosi, potenti. More selvatiche, chiodi di garofano e vin brulè uniti a petali di rosa appassiti. Gusto tonico, asciuga tutto grazie ai tannini poderosi. Agrumi e mineralità fanno da cornice ad un Grasparossa strutturato che ti riporta alla memoria nel passato, quando si vinificava in maniera naturale raccogliendo le uve solo in stato di maturità avanzata. Un viaggio nella memoria accompagnati da un grande Maestro come Davide D'Alterio
Wine TV: un palinsesto tutto nuovo!
Cari Winetvlovers,
nuovo palinsesto,
nuovi video da scoprire e gustare.
Conclusa la prova
scritta è il momento, per i ragazzi, di conoscere chi dovrà salire sul palco
per affrontare la semifinale. Soltanto in 4 potranno proseguire la gara e
contendersi l’ambito titolo.
Primo appuntamento con il talk show Retro etichetta dove il nostro Marco Rossi si confronterà con eccellenti ospiti sugli argomenti più insidiosi e discussi del mondo del vino. In questa puntata parleremo di fermentazioni spontanee o controllate.
Prosegue il viaggio di Wine Tv alla scoperta dei migliori ristoranti di Roma. Eleonora De Venuti, con il format In Vino Capitale, ci accompagnerà a conoscere Il Pagliaccio.
Tutti i video che andranno in onda su Wine Tv, canale Sky 815, potrete trovarli sul portale www.wine-tv.it e su Youtube.
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Per sapere tutti
gli orari della messa in onda vostri format preferiti basta consultare la Guida Tv sul nostro sito.
Buona visione e
buon vino a tutti!
Bangkok Bucket List
5 posti imperdibili + 1 per degustare grandi vini e piatti imperdibili con il giusto abbinamento musicale
di Marco Rossi
Bangkok, con i suoi quasi 9 milioni di abitanti è oggi una delle città più floride e dinamiche d’Asia, tanto da essere paragonata per competitività a Singapore e Hong Kong, queste erano le poche info che avevo prima di sbarcare nella capitale della Thailandia per la prima volta
Guardano fuori dal finestrino dell’aereo in fase di atterraggio si inizia ad intravedere uno skyline unico che ricorda più una vorace bocca che il profilo di una città moderna.
Bangkok per definizione è una città che ti “mastica” e risucchia le energie, partendo da un clima non proprio amichevole con il 90% di umidità e un traffico che non ha eguali neanche nella non troppo distante Cina.
Una città che, nella sua zona centrale e più confortevole, respira su tre livelli: uno quello della strada, l’altro la famosa Sky Walk e per finire il livello dei palazzi e dei grandi centri commerciali collegati tra di loro
Descritta così, Bangkok potrebbe incutere timore ma con la giusta guida si trasforma in un terreno florido e ricco di piccoli tesori nascosti per i vari gourmet erranti.
Ho avuto la fortuna di avere come guida nientemeno che Gaggan, uno degli Chef più noti del momento. Due stelle michelin, uno occhio di riguardo da parte dei 50 Best, indiano di origine e discepolo di Ferran Adrià nella leggendaria cucina di El Bulli, sulle spalle tante iniziative e un piatto ormai diventato leggenda, “Lick it Up”!
Lo so, non è da tutti poter seguire un cicerone di questo calibro ed è proprio per questo che ho deciso di condividere i luoghi e i sapori di una Bangkok che non dimenticherò mai e che vi consiglio vivamente di provare.
Ecco la mia Bucket List con abbinamento musicale in pieno stile Gaggan (mi perdonerà se ho travalicato i confini del Rock)
1- Meatliscious
No. 8 Soi Passana 3 (Ekamai Soi 6) Phra Khanong Nuea Vadhana, Bangkok,10110
Un’esperienza imperdibile, un viaggio all’interno delle frollature estreme e del fuoco vivo, tra tagli di carne e una selezione di vino divertente e dinamica come lo staff principalmente di lingua Spagnola.
Consiglio di sedere al bancone per non perdere neanche un secondo del lavoro svolto dai ragazzi in una cucina a vista che sa di tradizione grazie alla grande griglia al centro ma che ha il sapore di modernità con salse ben studiate che bilanciano i sapori tipici della Thailandia con il gusto più occidentale per un percorso BBQ che “marchierà a fuoco” la vostra memoria gustativa per i giorni a venire
Piatto da non perdere: “Tre dita di bistecca su stracciatella e avocado”
Vino da Assaggiare: Domaine Buillot Brouz “La Myotte” Vielles Vignes 2015
Ascoltando: Woman - Wolfmother
2- Mihara Tofuten
159/3 Sathon 7 Alley, Khwaeng Thung Maha Mek, Khet Sathon, Krung Thep Maha Nakhon 10120
Venticinque litri di acqua fresca che arrivano tutti i giorni dal Giappone per dare vita ad un Tofu dal sapore delicato e netto come la cucina che sperimenterete
Il nome stesso del ristorante è specchio del tipo di esperienza che andrete a fare.
Verrete immersi in un menù degustazione da 16 portate, specchio perfetto di una cucina basata su tecniche e ingredienti giapponesi con contaminazione “piccante” tipica di Bangkok e memorie d’India. Cena rigorosamente al bancone con cucina a vista e un cicerone d’eccezione, il sommelier globetrotter Gavin che con eleganza e un sorriso sincero sempre stampato in volto, stuzzicherà le vostre papille gustative con abbinamenti cha vanno dal Sakè al vino naturale passando per il tè.
Piatto da non perdere: French onion sukiyaki experience with A5 wagyu & momen tofu
Vino da assaggiare: Benedicte & Stephane Tissot, Chateau-Chalon 2010 formato 620ml
Ascoltando: Blue Foundation - Eyes on fire
3- Gaa
68/3 ถนน หลังสวน Khwaeng Lumphini, Khet Pathum Wan, Krung Thep Maha Nakhon 10330, Bangkok
Garima Arora è la prima Chef indiana donna ad aver preso una Stella Michelin. Dopo solo 18 mesi dall’apertura, le 14 portate di Gaa hanno messo tutti d’accordo, una cucina indiana sussurrata e perfettamente bilanciata in cui il carattere delicato della persona dietro i piatti contamina in maniera evidente le portate. La presentazione stessa, con ogni membro della brigata di cucina a spiegare i piatti, assomiglia ad un delicato concerto da camera più che ad una performance rock. Sapori tradizionali reinterpretati per divertire senza la pressione e la necessità di dover stupire. Si può essere ascoltati e uditi tra la folla e nella confusione di Bangkok anche senza urlare.
Piatto da non perdere: Mushroom, Egg Noem, Yeast Acquafaba
Vino da assaggiare: Langhe Nebbiolo Disanfrancesco 2015
Ascoltando: Francoise Hardy - Tous le garcons et les filles
4- Chairoj
Thanon Si Ayutthaya, Khwaeng Thung Phaya Thai, Khet Ratchathewi, Krung Thep Maha Nakhon 10400, Bangkok
Quando si ha il privilegio e la fortuna di essere traghettati attraverso il mare magnum della Bangkok gourmet da uno chef di assoluto livello come Gaggan ci si aspetta di approdare quasi esclusivamente in locali da fine dining o al massimo davanti al cibo street-food della settantenne Jay Fai. Come è solito fare, lo chef di origine indiana ha stupito tutti ancora una volta portandoci alla scoperta di uno dei suoi ristoranti di cucina Thai preferiti, il Chairoj.
Locale con oltre 60 anni di tradizione è praticamente introvabile se pur situato su di una strada ad alta percorrenza e con un buon passo. Da fuori sembra quasi un garage, al suo interno la proprietaria, una signora dall’età indecifrabile che fa ancora i conti con il pallottoliere vi accoglierà o vi allontanerà a seconda dell’umore della giornata. Piatti tipici locali estremamente speziati con lemongrass che spunta all’interno di ogni portata, “ceramica” in plastica dura consumata e intrisa dei “km” percorsi dai camerieri nei molteplici servizi per un’esperienza culinaria che ha il sapore dell’anima più profonda di Bangkok.
Possibilità di assaggiare varie prelibatezze, ogni piatto ha il medesimo costo di 100Bh ovvero meno di 3€
Piatto da non perdere: pollo e noci di macadamia
Vino da assaggiare: servono un solo tipo di birra
Ascoltando: I dare you - The XX
5- Asia Today
35 Maitri Chit Rd, Khwaeng Pom Prap, Khet Pom Prap Sattru Phai, Krung Thep Maha Nakhon 10100, Bangkok
Niks Anuman-Rajadhon non sbaglia un colpo, dopo il famosissimo e trendy Gin Tonic bar di China Town, Teens of Thailand il cui successo era difficilmente replicabile, lancia Asia Today e conquista gli appassionati di bartending di tutto il mondo. Locale posizionato in maniera quasi “clandestina” nel vicolo di fronte al ToT, difficile da trovare se non lo si conosce.
Da una piccola porta si entra in uno spazio dallo sviluppo verticale in cui atmosfere dal retrò all’alchemico vi culleranno sotto uno squalo riprodotto in scala reale come fosse appena saltato fuori dall’oceano per immergersi in un tonneau di formaldeide.
Quando Niks non è a fare la spola tra i due bar, lo potete trovare nelle foreste thailandesi ad arrampicarsi sugli alberi per rubare il preziosissimo nam phung (miele selvatico) alle temutissime api locali, vi starete domandando il motivo...in Thailandia c’è una vera e propria cultura del miele che viene anche invecchiato ma soprattutto viene servito e stoccato in apposite bottiglie proprio come fosse un prezioso vino, il “liquido delle api” è la base della maggior parte dei cocktail dell’Asia Today, vere e proprie opere d’arte dall’aspetto all’equilibrio gustativo con un punto di freschezza sempre scattante e dinamico.
Cocktail da non perdere: Wild Honey Daiquiri
Ascoltando: Inner Galactic Love - Kutiman
+1 Gaggan
68/1 ซอยหลังสวน Thanon Phloen Chit, Lumphini, Pathum Wan, Bangkok 10330
Gaggan è volutamente il +1!
Non possiamo parlare di ristorante, il menù ad Emoji è solo l’intro ad una performance culinaria rock, un food concert di quattro ore con l’artista e la sua band che non perdono un colpo, sempre attenti, sempre sul pezzo e perfettamente coordinati. Rock fino all’osso fino al più semplice degli ingredienti
Effetti speciali e easter eggs più o meno nascoste, musica in sottofondo, spiegazione e storia di ogni singola portata. Gaggan è un cantastorie psichedelico, ha la capacità di dare forma attraverso il cibo alla musica e ai suoi ricordi, una stampante in 3d che collega direttamente la sua memoria al nostro cervello attraverso un impianto fatto di profumi, colori e sapori.
26 “tracce” e mai un secondo di noia. Al bancone del “palco” solo 18 posti, non si possono prenotare biglietti per lo show, si può solo sperare di essere scelti per il punto di osservazione privilegiato. Come in un gioco da luna park anni ‘80, Gaggan e il suo team pescano dai prenotati i fortunati, basandosi sulla provenienza e sulla storia che i commensali saranno in grado di condividere, sul peso del valore aggiunto che apporteranno all’esperienza e non sul peso del portafoglio.
Si mangia rigorosamente con le mani, creando così un rapporto diretto con il memento e le memoires d’india di Gaggan, non si ha la possibilità di rimanere semplici spettatori disinteressati, ci si immerge nel fango di Glastonbury con tutte le scarpe, gioendo e saltando per ogni assolo e per ogni virtuosismo. Dai Foo Fighter al Duca Bianco passando ovviamente per i The Kiss
Piatti più concettuali e sperimentali come il dessert “The dark side of the moon” alternati ad uno rock più “spensierato” come quello della “Russian Roulette” (scelta tra tre funghi di cui uno leggermente allucinogeno, uno edule e l’altro leggermente tossico) fino a ballad e a contaminazioni pop come la “Death Star” passando per il Sexual Healing delle salse “Sex” e “Making Love” approdando alla sexy “Like it Up”.
“I will sexually harass you” è la promessa fatta prima della cena, a suo modo con le dovute molle, Gaggan mantiene la parola, un esperimento sociologico in cui verrete giudicati anche per il modo in cui leccherete il suo piatto più importante.
Alle luci il grandissimo e simpaticissimo sommelier Vladimir che con maestria e tecnica illumina ogni piatto senza essere mai il protagonista ma svolgendo nel silenzio più totale un ruolo fondamentale
Piatto da non perdere: Lick it up
Vino da assaggiare: Gut Oggau - Rot
Ascoltando: Lick it up - The Kiss
Wine2Wine
wine2wine è uno dei più importanti forum internazionali sulla Wine Industry in Italia. Organizzato per la prima volta nel 2014, nel corso degli anni è diventato un punto di riferimento fondamentale per i professionisti del settore vinicolo e del Wine Business desiderosi di sviluppare al meglio e far crescere la propria attività in tutto il mondo.
L’obiettivo di wine2wine è quello di offrire agli operatori del mondo del vino l’opportunità di incontrarsi e scambiare idee e punti di vista su un mercato vitivinicolo in continua evoluzione. Un appuntamento per condividere le proprie esperienze nel business del vino e “fare rete”: e per questo, il motto scelto per il Forum della Wine Industry di quest’anno è “Sharing business ideas”.
wine2wine è l’occasione per tutti gli interessati ad acquisire conoscenze aggiornate, approfondite e concrete: wine2wine si sviluppa infatti su due giornate di seminari e laboratori, con un ricco programma e tenuti da alcune tra le menti più brillanti provenienti dall’Italia e dall’estero. Gli interventi dei relatori spaziano su diverse aree tematiche, dal Marketing e Digital Marketing del Vino alla distribuzione, dalla Comunicazione del Brand alle nuove tecnologie.
Quest'anno, wine2wine torna a Veronafiere il 26 e il 27 novembre, con un format completamente rivisitato. Le sessioni infatti, saranno composte da 30 minuti di presentazione, seguiti da 15 minuti di domande e risposte. Durante i 45 minuti totali, produttori, studenti e giornalisti avranno l’opportunità di aggiornarsi sulle ultime tendenze e approfondire le conoscenze acquisite tramite un’interazione diretta con i relatori e con gli altri partecipanti.
Tra #w2wspeaker e #w2wmoderator, i grandi nomi del business del vino che parteciperanno a wine2wine2018 sono tantissimi. Tra gli altri: Margareth Henriquez, CEO di Krug Champagne, l’influencer cinese Lady Penguin, Lynne Sherriff MW, e Alison Napjus di Wine Spectator.
L’edizione 2018 del forum sul business del vino è anche sinonimo di #W2WLabs, un ciclo di laboratori formativi riservati ad un ristretto numero di presenti. Gli incontri sono studiati per coinvolgere i partecipanti in esercitazioni pratiche sulle ultime strategie di Marketing del Vino e su come comunicare al meglio il proprio business nella Wine Industry attraverso differenti canali e media: siti web, Social Media, blog, Comunicati Stampa.
Altra novità importante è quella dello Speaker’s Corner, uno spazio dove produttori e influencer presenteranno dei case studies sulle loro attività, iniziativa pensata da wine2wine per dare spazio a nuove idee e approcci innovativi al settore vino.
Le attività e gli incontri che hanno luogo presso il forum permettono alle aziende di entrare in contatto fra loro. Durante wine2wine è facile instaurare nuove relazioni, sia sul territorio italiano che con i buyer internazionali provenienti da mercati maggiori ed emergenti come USA, Corea, Svizzera, Polonia, Messico, Brasile, Svezia, Russia e Cina.
Non è tutto, wine2wine incentiva l’export del vino italiano in tutto il mondo, invitando relatori internazionali e massimi esperti non solo della Wine Industry in generale, ma anche del loro specifico mercato di competenza. wine2wine è insomma un’occasione, per i produttori italiani, di lavorare per aumentare la propria competitività e ampliare la propria rete commerciale in maniera mirata.
Pietro Fruzzetti racconta Cibiamoci 2018
Abbiamo incontrato Pietro Fruzzetti, deus ex machina dietro uno dei Festival F&B più innovativi del momento: Cibiamoci che avrà luogo a Firenze il 21 Novembre 2018 presso il Palazzo degli Affari, manifestazione di cui Wine TV è orgogliosamente media-partner
Cibiamoci è “l'evento tra un sorso di marketing e un boccone di Web che spiegherà ai professionisti del settore food & wine come sfruttare al meglio le potenzialità del mondo digital per la loro attività” (cit.) e non potevamo di certo perderci un’occasione così “gustosa” per parlare di comunicazione del vino e incontrare i tanti appassionati winelover e i professionisti del settore che stanno sfidando i tanti mercati internazionali attraverso la digitalizzazione e le esperienze sul campo.
Pietro è stato così gentile da rispondere ad una serie di domande presentate rigorosamente alla cieca, senza dargli il tempo di prepararsi e cercando di cogliere in pieno l’essenza di Cibiamoci
Di cosa ci "Ciberemo" durante l'edizione 2018?
Ci ciberemo di strategie di marketing, di strumenti utili per costruire il proprio Brand, di consigli per sviluppare le vendite online o ancora per costruire un racconto efficace attraverso i social.
Sicuramente a fine giornata avremo ancora “fame”, ma è la condanna di chi fa impresa, voler sempre crescere e scoprire nuove opportunità anche attraverso il digitale.
Quale è il motivo che ti ha spinto a dare vita a Cibiamoci?
Consapevolezza. Questo è il motivo principale. Oramai è tre anni che organizzo Cibiamoci e dieci anni che faccio consulenze e strategie per aziende e brand nel settore. C'è una discrepanza importante tra chi ha una forte presenza online e chi no. Discrepanza che si traduce in fatturato. Poi ci sono molti brand che in questo momento sono in crescita e che non utilizzano il Digital Marketing, ma siamo sicuri che la loro crescita non possa essere ampliata? Siamo sicuri che tutto questo sarà "per sempre"? Il mercato sta cambiando e restare fermi è un rischio che non conviene più correre.
Non è semplice parlare di Marketing e digitalizzazione in una regione tanto legata alla tradizione del F&B, quale è il segreto del successo di Cibiamoci?
Il successo di Cibiamoci è strettamente legato al successo delle aziende del F&B. Quando vedo gli spettatori delle scorse edizioni di Cibiamoci che dopo qualche anno, e magari cominciano a collaborare con noi e quindi riscontro la crescita importante, non solo come brand ma come fatturato, non posso altro che ritenermi soddisfatto del successo raggiunto, perché allora sì, il successo è anche nostro!
Quali sono le novità dell'edizione 2018?
Tra le novità la presenza di Direttore Artistico di Leonardo Romanelli che intervisterà Carlotta Gori
Direttore del Consorzio Chianti Classico, Umberto Montano di Mercato Centrale e Fabio Picchi.
Un consiglio ai produttori che oggi sfidano i mercati internazionali
Un consiglio è quello di appoggiarsi a consulenti seri che sappiano dell'internazionalizzazione e che l'abbiano vissuta in prima persona. Un motivo ad esempio del perché abbiamo scelto Marco Rossi a tenere il Workshop è perché lui oltre che consulente ha realmente seguito passo passo l'internazionalizzazione per il suo Brand. Oggi non si può fare internazionalizzazione improvvisando! Si rischia di distruggere tutto quello che è stato costruito nel tempo.
Tanti personaggi illustri e contenuti interessantissimi, quali e quanti sono i workshop e gli interventi da non perdere?
Quest'anno la novità è la presenza di un'area workshop pratica dedicata a quattro macro argomenti, Internazionalizzazione Wine in Giappone, Workshop di Facebook Advertising, Come conquistare i Buyer online, ed infine identità visiva per Brand.
Ovviamente non mancheranno interventi su Instagram Marketing, Food Photography, Digital Strategy, Video Marketing e molto altro ancora…
Un tuo desiderio/sogno per l'edizione 2019
Il mio sogno è poter collaborare sempre di più con gli addetti al settore, come ad esempio Consorzi e Enti associativi per riuscire a raggiungere sempre più addetti al settore e generare consapevolezza nelle aziende.
Definisci Cibiamoci con 3 parole
Concreto, Pratico, Wow
A questo punto abbiamo l’acquolina in bocca e la nostra “fame” di nuovo know how è ai massimi livelli!
Ci vediamo al “tavolo” di Cibiamoci il 21 Novembre per condividere insieme un’esperienza unica
Marco Rossi
Cibiamoci Digital & Marketing Food Festival 2018 - Terza edizione
Nuova location a Firenze e direttore artistico Leonardo Romanelli
Firenze, martedì 30 Ottobre 2018 - Tutto pronto per Cibiamoci Digital & Marketing Food Festival , l’evento di formazione sul digital marketing dedicato ad imprenditori e operatori del settore Food, Wine e Ristorazione.
L’evento, che si svolgerà Il 21 Novembre a Palazzo degli Affari, è stato presentato oggi in conferenza stampa presso il Mercato Centrale di Firenze da Leonardo Romanelli , Direttore Artistico, Pietro Fruzzetti, co-founder dell’evento e Gilberto Bertini , Visual Artist e relatore dell’evento.
Sono intervenuti anche l’ideatore di Mercato Centrale Umberto Montano e Ilaria Legato , Designer della Comunicazione, che saranno protagonisti di alcuni speech.
Un evento verticale che conferma l’obiettivo di diffondere la cultura del Digital Marketing nel settore Food, Wine e Ristorazione.
“A Cibiamoci Festival - spiega Leonardo Romanelli - ci sediamo e ascoltiamo le storie delle aziende food, che abbiamo coinvolto per parlare di argomenti fondamentali per la crescita del settore.“
E prosegue “Ci saranno workshop e speech di livello, ma anche aziende produttrici che si presentano: anche la pausa pranzo, in un evento così, diventa elemento fondamentale.”
● 1 giornata di formazione , durante la quale interverranno 14 relatori provenienti da tutta Italia.
● 10 speech e 5 workshop pratici che tratteranno i temi del social media marketing, visual marketing, instagram marketing, advertising online, storytelling, internazionalizzazione e food photography.
● 1 direttore artistico , il critico enogastronomico e giornalista Leonardo Romanelli che porterà il suo contributo a sostegno della crescita del settore food.
● 2 ospiti speciali che interverranno: Umberto Montano , ideatore e Fondatore del Mercato Centrale e Fabio Picchi , noto Chef fiorentino e proprietario del ristorante Cibrèo .
● Relatori di rilievo , fra conferme e novità ricordiamo: Nicoletta Polliotto, founder di Muse Comunicazione ed esperta di Digital Food Marketing per la ristorazione , Francesco Mattucci , noto instagrammer italiano e ideatore del progetto @Kitchensuspension , Giulia Scarpaleggia e Tommaso Galli , esperti in Food Photography e founder del progetto Jul’s Kitchen , laria Legato , Designer della Comunicazione, Matteo Pogliani , Digital Strategist in Open-box ed esperto di Influencer Marketing, Susana Alonso, Web marketing consultant di Sorsi di Web e Sommelier, Pietro Fruzzetti , digital branding strategist e co-founder di Cibiamoci Festival , Marco Rossi , international Wine Brand Strategist, presentatore di Wine TV e fondatore dell’azienda vitivinicola Podere di Pomaio , Tommaso Cattivelli , project manager di CRU Agency , inbound marketer e Sommelier, Nedo Baglioni consulente di Visual Marketing, fotografo e video maker, Valerio Ronchi , Online advertising strategist, CEO e founder Fragos Media.
L’invito alla conferenza stampa poneva una domanda, per spiegare nel concreto gli obiettivi di Cibiamoci Festival: “ Può un panino al lampredotto diventare famoso ? ”
La risposta passa attraverso lo Storytelling, i valori del Brand, la riconoscibilità e la reputazione, gli obiettivi e le Strategie, il Visual Marketing - argomenti da approfondire durante l’evento.
“ Sono gli occhi delle persone che rendono famoso qualcosa ” conclude Gilberto Bertini, improvvisando un piccolo progetto di Visual Marketing.
Grande novità di questa edizione, il Cibiamoci Awards , premio per le aziende che si sono distinte in modo efficace nella propria comunicazione online: il miglior produttore Food, produttore Wine e il miglior Ristoratore. Le candidature sono ancora aperte sui canali social ufficiali dell’evento Cibiamoci.
Per maggiori informazioni sul programma, sulla location e sulla modalità di partecipazione è possibile consultare il sito: www.cibiamoci.it
Cantina Cordeschi: dalla Val di Paglia, terra di confine tra Toscana, Umbria e Lazio, una produzione enologica tutta da scoprire
di Giuseppe Motisi
Un lembo di Lazio proteso verso Toscana ed Umbria la cui terra, simile per conformazione alle aree agricole confinanti e vitata da sempre, inizia ad emergere solo oggi nel panorama enologico italiano, dopo anni di ‘oppressione’ dettata dai vicini terroir di Montalcino e Sagrantino. Parliamo delle campagne della Val di Paglia ricadenti nel comune di Acquapendente, il paese più a nord della provincia di Viterbo che segna l’estremo limite settentrionale del Lazio, dove si producono vini dal carattere deciso ed ammaliante, ricchi di sfumature e sentori, tutti da scoprire.
È in questa vallata dell’alto viterbese solcata dal fiume Paglia che, sull’onda dei gusti di un pubblico sempre più orientato verso prodotti con meno blasone ma di indubbia qualità, ha aperto i battenti nel 2005 la Cantina Cordeschi, fondata dai fratelli Fabio e Federico, un’azienda giovane ma dalle radici antiche: i due fratelli rappresentano infatti la terza generazione Cordeschi di imprenditori agricoli, visto che sia il nonno sia il padre erano già impegnati nella lavorazione della terra nella medesima area dell’odierno vigneto. I Cordeschi di oggi hanno però portato una ventata di originalità e di rinnovata energia nel panorama agricolo locale, affrontando una sfida ambiziosa che sta già dando i primi frutti: far conoscere la ricchezza enologica di Acquapendente con vini realizzati da uve perfettamente sane e mature, con un attento lavoro in vigna accompagnato da una scrupolosa raccolta manuale. I risultati sono tre rossi, un rosato ed un bianco che hanno varcato da tempo i confini di Viterbo e sono giunti, con risultati positivi, sulle tavole dei consumatori.
Tris di rossi
Con una superficie vitata di circa 10 ettari il cui 70% è costituto da viti a bacca scura, non potevano essere che i rossi a fare la parte del leone della cantina di Acquapendente. A raccontarci caratteristiche e pregi di questi vini è Federico Cordeschi che, con suo fratello Fabio e con la collaborazione dell’enologo Gianpaolo Chiettini, ha dato avvio alla prima produzione nel 2009 con la messa in commercio, quasi dieci anni fa, di 5.000 bottiglie. “I nostri vigneti sono stati tutti rinnovati perché abbiamo sostituito il vecchio impianto che aveva raggiunto ormai oltre 30 anni di vita. L’anzianità di esercizio è stata sicuramente una garanzia di affidabilità per la resa e la produttività del terreno, ma quando io e mio fratello abbiamo preso in mano l’azienda un rinnovamento era necessario – è il preambolo di Federico Cordeschi - Oggi i vitigni messi a dimora sono perlopiù Sangiovese, in diversi cloni, Cabernet Sauvignon e Montepulciano, dalle cui uve ricaviamo tre vini in blend ed in purezza. Il nostro rosso base è il Rufo ricavato da uve Sangiovese 100%, che non fa invecchiamento e matura in acciaio, per conservare una freschezza ed una bevibilità che incantano e non deludono il palato, lasciando spazio a lievi sentori di sottobosco che lo rendono ideale da bere tanto durante i pasti quanto in momenti conviviali. Abbiamo poi l’Ost, il nostro prodotto di punta, vinificato sempre in purezza da uve Sangiovese, un clone però differente dal Rufo, che sale leggermente di gradazione alcolica e matura 11 mesi in barrique. Chiude la nostra offerta di rossi il Saìno, blend di Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Montepulciano con cui abbiamo esordito sul mercato e che anch’esso trascorre 11 mesi in barrique per raggiungere la piena maturazione”.
Tutta la produzione vinicola (30-35mila bottiglie l’anno per assicurare una qualità costante), va specificato, è certificata Igt Lazio, ed ogni singolo acino è esclusivamente cresciuto nei campi di Acquapendente. “Il vigneto è posto a circa 300 metri di altitudine con una favorevole esposizione sud, sud-ovest – aggiunge Federico Cordeschi -. Secondo gli studi agronomici che abbiamo effettuato, il clima di questi luoghi è positivamente influenzato dalla vicinanza del monte Amiata e del fiume Paglia, i quali rinfrescano le torride temperature estive e fanno da baluardo alle fredde correnti invernali. A questa condizione microclimatica peculiare si aggiunge un terreno ricco di crete e rocce calcaree, ricoperto di sedimenti alluvionali dal costante drenaggio, che conferisce un’impronta unica e non ovvia ai vini che produciamo. Il nostro intervento, invece consiste in concimazioni naturali, poca chimica e solo dove serve”.
Bianco e rosato di Acquapendente
Il combinato di clima favorevole e terre ideali per la coltivazione della vite, dona anche ai bianchi un carattere distintivo, soprattutto se paragonato alle circostanti etichette come l’Est Est Est oppure il bianco di Pitigliano. “Da uve Chardonnay e Grechetto produciamo il Palea, blend che prende il nome da una licenza latina che ci siamo permessi sul nome del fiume Paglia – spiega il titolare della Cantina Cordeschi -. Ed anche il Siele, il nostro rosato da Sangiovese in purezza vinificato in bianco, vendemmiato la mattina presto per portare in cantina uve più fresche possibile, prende la denominazione dall’ambiente fluviale della vallata: Siele è infatti un affluente del Paglia”. Dalla scelta di creare etichette come queste si comprende dunque l’attaccamento al territorio che caratterizza la produzione Cordeschi, nonché la voglia e la caparbietà nel portare fuori dei confini della vallata del Paglia la cultura enologica di questo lembo di Tuscia. “Per gli appassionati di cultura enologica ritengo che una visita ad Acquapendente possa riservare sorprese inaspettate – conclude Federico Cordeschi - Cultura e storia, dagli etruschi al mondo latino, passando per le indelebili tracce del Medioevo e del Rinascimento, sono nel viterbese un tutt’uno con la produzione enogastronomica; senza dimenticare le meraviglie della natura circostante. Meritano ad esempio una sosta il duomo di Acquapendente e la sua cripta del XII secolo, la Riserva Naturale di Monte Rufeno ed il bosco monumentale del Sasseto, dove sono state girate delle scene del film ‘Il racconto dei racconti’ di Matteo Garrone, oppure il castello di Torre Alfina, tutte mete suggestive ed insolite che ben si accompagnano ad una degustazione di vini direttamente in cantina, per aggiungere anche una full immersion nella cultura enologica del territorio”.
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