Enomundus. Un viaggio tra i vini di tre continenti

Un giro del mondo attraverso il vino nelle splendide sale dell’hotel Albani di Firenze, dove si è svolta la due giorni di degustazioni, masterclass e incontri, sia b2b che aperti al pubblico, di EnoMundus 2.0. La seconda edizione della manifestazione ha avuto un forte richiamo e successo tra operatori, stampa e tecnici di settore.

Ad organizzare l’evento è stata Olfa Haniche, con il suo progetto Vinavie, coadiuvata nell’organizzazione delle masterclass da Carol Agostini, titolare dell’Agenzia FoodandWineAngels.

Protagonista, ovviamente, il vino, mai come in questa occasione presentatosi con mille vesti, quelle degli angoli del mondo che tutti i partecipanti hanno avuto modo di scoprire, esplorando con il proprio calice i banchi d’assaggio delle aziende che da tre continenti, dal Libano alla Turchia, dal Cile alla Francia, si sono concentrate negli spazi dell’hotel.

Il primo stop di questo viaggio è stato nella meravigliosa isola di Santorini, nei vigneti della cantina Hatzidakis, che ha animato la prima masterclass. L’azienda incarna una storia di amore per il vino e per la terra greca, ma è soprattutto una famiglia unitissima, andata oltre la morte del capostipite e fondatore nel 2017; la signora Konstantina si è rimboccata le maniche e ha portato avanti l’attività assieme ai quattro figli, tutti presenti a Firenze. Santorini è una sorpresa: sul suo territorio sono presenti vigne anche centenarie e il terreno esalta soprattutto la coltivazione dell’Assyrtiko, un’eccezione nel nostro continente, in quanto tra le pochissime uve ad avere completa resistenza alla peronospora. Assyrtiko utilizzato nel Familia, uno dei vini di punta dell’azienda, caratterizzato da mineralità e una ravvivante freschezza. Il Mavrotago, un rosso 100% di uva mavrotago anch’essa autoctona e a piede franco, sorprende con la sua freschezza inaspettata; l’annata 2015 promette grande longevità.

Tra gli assaggi più interessanti si inserisce sicuramente la proposta di vini arrivata dalla Turchia, grazie all’azienda Kastro Tireli, posizionata nella provincia di Manisa, 100 km a nord-est di Smirne. A conquistare la curiosità in primis sono stati i vini a base di uvaggi autoctoni, in particolare lo Junus, un mix di  Boğazkere e Öküzgözü, arricchiti da una piccola quantità di Kalecik Karası. I vitigni Boğazkere e Öküzgözü si completano (un po’ come Cabernet Sauvignon e Merlot), con il secondo che ammorbidisce la maggior irruenza tannica del Boğazkere, contribuendo ad un risultato di buona profondità olfattiva e discreto equilibrio, che sicuramente potrà regalare soddisfazioni con gli anni.

Tornando in Europa, il tour ha fatto tappa in una terra famosa per i vini bianchi, vale a dire la Romania. La cantina presente, Lechburg Winery, ha le sue radici in Transilvania, terra ben nota per l’utilizzo di interessanti vitigni autoctoni, su tutti il Feteasca Regala, a bacca bianca, e il suo corrispettivo a bacca rossa, il Feteasca Negra. In particolare, è stato il vino prodotto con Feteasca Regala a colpirci, dal colore giallo paglierino scarico con riflessi verdolini e con sentori di erbe aromatiche che preannunciano una grande acidita’, ideale per l’aperitivo.

Il finale, poi, è un’esplosione di bollicine, con la degustazione di sei champagne selezionati dalla MB Bollicine di Francia di Marco Maini e Stefano Bazzoni, sapientemente descritti da Carol Agostini nella masterclass che ha chiuso la due giorni fiorentina.

A regalare sorsi di estrema piacevolezza sono stati soprattutto la prima e l’ultima bollicina presentate. Ad aprire la kermesse è stato, infatti, un NOËL Bazin, precisamente un Brut Nature Blanc de Blancs Millésime 2017 La Révélation, che, come suggerisce il nome, è stata una vera sorpresa, vista l’insolita presenza di Chardonnay al 100% sulla Montagne de Reims. La sosta sui lieviti per 48 mesi ha esaltato una serie di sentori che dal litchi all’agrumato si sono spinti sino ad un accenno di frutti rossi, come i ribes freschi, confermando poi alla bocca una pungenza non fastidiosa, sostenuta da una bella spalla acida.

Il più atteso, poi, era lo Champagne di Perron Beauvineau, la sua Cuvée Abraham da vecchie vigne, oltre 50 anni, che racchiude con pari quote Pinot Nero, Chardonnay e Pinot Meunier, tutte dello stesso millesimo, addirittura il 2004. La mineralità fa da supporto ad agrumi che virano verso il bergamotto e fino alla melissa, in una piacevolezza che si conferma con un gusto esaltato da un perlage molto fine.

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Ad arricchire il percorso hanno contribuito i formaggi prodotti ad hoc in abbinamento dall’azienda Le Direzioni del Gusto, che ha offerto selezioni vaccine rielaborate con frutti di bosco, miele e noci, ma anche pistacchio. Chiusura gradita è stata anche la presentazione di una selezione di prosciutti iberici dal gusto prorompente, come la rappresentante in Italia della Beher, Maria Carmen Corredor, che ha illustrato nel dettaglio produzione e virtù delle varie tipologie del celebre jamòn. 

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