Il Molise riemerge dalle acque con il primo Moscato affinato in mare

Innovazione e primato nel cantinamento subacqueo: gli under water wines riemergono

La regione che “non esiste” non riemerge dalle acque come una nuova Atlantide, isola leggendaria, anche perché il Molise esiste eccome!

a cura di Stefania Raspa

Tuttavia, in questa storia il dio Poseidone ha un ruolo …vegliare su un carico di bottiglie adagiate sul fondo del mare al largo di Portofino.

Sono le bottiglie di Moscato della cantina Tenute Martarosa: il primo moscato al mondo affinato in mare è molisano. 

Abbiamo incontrato la famiglia Travaglini a Campomarino, nella contrada Martarosa, una “terra cullata dal vento, bagnata dal mare e abbracciata dal sole”, come amano definirla i fratelli Michele e Pierluigi, che oggi rappresentano la terza generazione alla guida della cantina.

Ci accolgono come si fa con dei vecchi amici o con dei parenti che tornano in famiglia, aprendo le porte della loro tenuta e della cantina, dove tutto è pronto per la presentazione del progetto, frutto della loro voglia di innovazione e di slancio verso nuove sfide. 

Tenute Martarosa

Tenute Martarosa è una giovane realtà, nata da “una storia di ritorni e nuovi inizi”, ritorni da differenti esperienze di vita e nuovi inizi che accarezzano l’ambizione di fare sempre meglio.

Fare vino è un lavoro che parte dalla passione ma da sola non basta, per essere un’azienda vincente ci vuole anche competenza e soprattutto è necessario essere radicati nel territorio.

Martarosa ci è piaciuta: ci è piaciuto quello che abbiamo visto, ci è piaciuto lo stile dei vini e soprattutto ci sono piaciute le persone che fanno quei vini.

Il progetto di Michele e Pierluigi abbraccia il territorio, lo rappresenta e lo rispetta. Hanno scelto tre vitigni identitari – il Fiano, il Moscato e la Tintilia. Sono i tre pilastri che raccontano la tradizione, una storia di generazioni, la passione e il rispetto per una terra generosa.

La Tintilia

L’attenzione e l’attesa sono alte, un breve focus sul Fiano e sulla Tintilia prima di immergerci nella rivelazione del vino subacqueo.

La Tintilia è sicuramente il vitigno che suscita più curiosità perché al di fuori della sua terra d’origine non arriva ancora forte e chiaro. Ci siamo chiesti qual è la dimensione, l’essenza della Tintilia. 

Assaggiandola dal 2016 in poi, il focus comincia ad essere chiaro. Ci ha colpito lo spiccato equilibrio che si fa approcciare con grande piacevolezza, è un vino pensato nella freschezza, con un tannino elegante, rotondo, non aggressivo. La Tintilia degustata ha la potenzialità di essere apprezzata da tanti consumatori e la sua notevole finezza ed eleganza la posiziona ad un livello alto.

L’esperienza di degustazione è arricchita da un’anteprima: un assaggio di una selezione di Tintilia, una selezione dai cru provenienti da vigneti collocati in aree e altitudini differenti, un progetto di 3.500 bottiglie che usciranno tra 4-5 anni. Una scelta di blend sicuramente vincente per rappresentare al meglio il territorio e dare complessità nel calice. 

Il Moscato

La curiosità e le aspettative trovano finalmente soddisfazione quando viene presentata la bottiglia del Moscato Under Water 2021. 

Ci colpisce la sua “livrea” marina, ci sono voluti 6/8 mesi ed una profondità di -50 metri per raccogliere e sedimentare le tracce di questa permanenza in mare che rendono uniche e inimitabili le circa mille bottiglie cantinate al largo di Portofino, vere e proprie opere d’arte della natura, che saranno commercializzate a partire dalla prossima primavera.

Il progetto è stato seguito con attenzione dall’expertise di Jamin quale partner esterno, che ha lanciato in Italia nel 2015 il primo progetto di cantinamento subacqueo dei vini e d è anche uno dei primi al mondo.

Alessio Bandinelli, enologo di Tenute Martarosa, è anche il responsabile ricerca e sviluppo di Jamin, a lui il merito e il contributo di aver portato questo progetto nell’ambito universitario e di averlo implementato.

La prima domanda, quasi ovvia e spontanea, che abbiamo posto ad Alessio: “Ma è solo marketing?”

 “Sicuramente siamo partiti da una spinta emozionale, dalla voglia di cercare qualcosa di diverso ma da ricondurre a qualcosa di oggettivamente tangibile. Nel 2013 il ritrovamento nel Mar Baltico di un carico di Champagne naufragato 160 anni prima e probabilmente destinato allo Zar di Russia ha portato in evidenza una differenza tangibile in questo affinamento”.

Affinamento subacqueo

Cosa vuol dire affinare un vino in mare? 

Alessio ci spiega che “con la partnership esterna di Jamin le bottiglie confezionate sono state poste in appositi cestoni e posizionate a -50 metri per 6/8 mesi, consentendo al vino di godere di uno degli ambienti migliori, con assenza di luce e di vibrazioni, a temperatura pressoché costante poiché dal momento dell’immersione all’emersione c’è 1 grado di escursione termica. Tutto questo, quando stappiamo, si traduce in una differenza oggettiva, cambia la caratterizzazione del prodotto, un’evoluzione diversa sia per la parte fenolica che per gli antociani”.

Il momento clou della degustazione è atteso da tutti. 

Ci si aspettava un profilo diverso rispetto al vino non cantinato e le conferme sono arrivate. 

Al naso siamo colpiti dalla freschezza dei profumi, dalla balsamicità delle erbe aromatiche, la mentuccia e il rosmarino e da una chiusura resinosa di bosco. 

In bocca la morbidezza del sorso è interrotta per pochi secondi dall’acidità che porta alla salivazione nell’agrume, per poi far ritorno alla morbidezza che chiude sulla nota salina. 

Una degustazione emozionale, fatta di brezza e vento dell’Adriatico, di sentori iodati e marini sferzati dall’aromaticità resinosa del lentisco, trasportato dal vento delle vicine Isole Tremiti.

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