Vino Nobile di Montepulciano…quando noblesse oblige!

“Vino Nobile di Montepulciano: tra Storia, Territorio e Sostenibilità, il Rubino della Toscana conquista il mondo”

Il “Re di ogni vino”, come lo definì nel 1865 Francesco Redi nel suo “Bacco in Toscana”, è un nobile di alto lignaggio, la cui connotazione nobiliare lo ha reso ricercato e apprezzato dalle principali corti europee, tanto che il famoso cantiniere di Papa Polo III Farnese, Sante Lancerio, lo esaltò come “Perfectissimo vino per le tavole dei Signori”. Un’utenza blasonata che, nel corso dei secoli a partire dal Medioevo, ha visto confermare l’eccellenza di un prodotto fortemente legato all’antico borgo di Montepulciano, sino a diventare sinonimo dell’Italia nel mondo. 

Prezioso e ricercato

il Vino Nobile di Montepulciano ha regalato alla Toscana e all’Italia un importante primato: è stato il primo vino a conseguire la prestigiosa Denominazione di Origine Controllata nel 1980, una consacrazione meritata per uno dei prodotti vitivinicoli più apprezzati a livello internazionale. La prima fascetta che identificava una denominazione vinicola come “garantita” ha fatto da rompighiaccio anche nella burocrazia di questa certificazione e, in oltre 40 anni di DOCG, si è confermata come una delle denominazioni italiane più riconosciute nel mondo.

Il suo terroir

Uno dei fattori di eccellenza e di qualità del  Vino Nobile di Montepulciano è la terra, anzi, il suo terroir, ovvero quell’insieme di caratteristiche uniche legate alla tipologia di suolo, al clima, all’esposizione dei vigneti che si esprimono in un’area molto circoscritta – il solo territorio comunale di Montepulciano – le cui vigne si trovano ad un’altitudine compresa tra i 250 e i 600 metri sul livello del mare. Parliamo di “micro zone”, di piccoli fazzoletti di terra che, nella loro generosità, restituiscono un prodotto unico, la cui qualità giustifica il nome.  

Ma che vino è questo Nobile di Montepulciano?

E’ un rosso a base Sangiovese, definito localmente Prugnolo Gentile, almeno per il 70 %, il restante 30% prevede l’utilizzo di vitigni a bacca rossa idonei alla coltivazione nella Regione Toscana, sono i cosiddetti complementari, quali il Colorino, il Mammolo, il Canaiolo, ma anche alcuni internazionali come il Merlot e il Cabernet Sauvignon che determinano nel vino note olfattive molto diverse rispetto ad un Sangiovese in purezza o con aggiunta di vitigni autoctoni. 

Ecco che il legame con il territorio torna anche nelle procedure di affinamento, ovvero vinificazione e invecchiamento, che devono essere eseguite esclusivamente nel solo territorio di Montepulciano, dove   il “Nobile” invecchierà per almeno due anni (a partire dal 1 gennaio successivo alla vendemmia), tre per la Riserva. Sarà poi a discrezione dei produttori gestire le varie modalità operative del processo, anche in base alla personalizzazione e allo stile di ognuno. 

A prescindere dalle varie scelte produttive che si mettono in campo, un calice di Vino Nobile di Montepulciano si presenta con un colore rosso rubino, limpido e brillante, con riflessi granato con l’invecchiamento; il profilo olfattivo è intenso, suggerisce note floreali di rosa, viola che incontrano i sentori fruttati di cassis, more, lamponi, amarena e prugna, sfumando su note speziate (liquirizia, vaniglia, cannella). In bocca è caldo, morbido, corposo, la componente fruttata è avvolgente, sostenuta da una trama tannica importante ma non eccessiva e bilanciata da un’acidità fresca e balsamica.

Certificato “Equalitas”

Il “rubino” di questa terra, tra le dolci colline della Valdichiana e della Val d’Orcia, ogni anno si presenta al mondo con l’Anteprima del Vino Nobile di Montepulciano, continuando a raccontare il legame tra storia e territorio attraverso i sapori e la passione dei produttori. Quella del 2023 è stata un’Anteprima all’insegna della “sostenibilità” e della “storia”. La Denominazione del Nobile di Montepulciano è la prima denominazione italiana ad aver ricevuto nel 2022 la certificazione di sostenibilità secondo lo standard “Equalitas”, un protocollo molto impegnativo che implica il rispetto di diversi requisiti ambientali  – come la misurazione dell’impronta carbonica e idrica, la verifica del rispetto delle libertà sindacali e delle pari opportunità, aprendo così la strada ad un modello su scala nazionale.

Il progetto “Pieve” 

E infine la storia sta scrivendo il futuro. Il progetto “Pieve” non segna battute d’arresto. Sono oltre 40 le cantine che, con la vendemmia 2022, hanno selezionato partite di vino “atte a divenire Pieve”, 500.000 le bottiglie previste in uscita per la prima annata disponibile. Saranno le Unità Geografiche Aggiuntive (12 zone) che saranno anteposte con la menzione “Pieve” in etichetta, riprendendo l’uso di quei toponimi territoriali delle antiche Pievi in cui era suddiviso il territorio locale in epoca tardo romana e longobarda. 

In attesa che venga approvato il nuovo disciplinare previsto nel 2025, che vede la complementarietà solo di vitigni autoctoni, se andiamo a far visita ad una cantina, enoteca o ristorante a Montepulciano, se per qualsiasi ragione dovesse rimanere del vino Nobile in bottiglia, non dimentichiamoci di portarlo con noi e chiedere la wine bag, daremo una mano all’ambiente e continueremo a degustare altrove il “vino da Signori”.

Attività realizzata con il contributo del MASAF, ai sensi del decreto direttoriale n. 553922 del 28 ottobre 2022 (cfr. par. 3.3 dell’allegato D al d.d. 302355 del 7 luglio 2022).

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