Sommelier 4.0: evoluzione di una figura professionale sempre più centrale e strategica nell’universo del vino

Sono state spese già tante parole e sono corsi fiumi di inchiostro sulla figura e sul ruolo del sommelier.
È tempo di contestualizzarlo nel momento presente, nell’epoca post-pandemica, che lo ha visto cambiare, adattarsi e reinventarsi in funzione dei nuovi bisogni e dei nuovi trend di vendita e di mercato.

Come nell’industria 4.0 cambiano i modelli di organizzazione verso imprese più dinamiche e innovative, anche la figura del sommelier rispecchia l’evolversi dei tempi. In uno scenario generale in rapida evoluzione, dove tutto diventa “smart” e digitale, cambiano i mezzi e anche le competenze e le abilità.

Da sempre nel mondo della ristorazione il sommelier è stato visto come una figura eclettica, versatile, la cui presenza in un ristorante conferisce quel “plus” che attribuisce prestigio e autorevolezza al servizio in sala.

Il suo è un ruolo di grande responsabilità: con le sue competenze e capacità suggerisce, spiega e propone al cliente la scelta giusta di un abbinamento cibo-vino, partendo dalla narrazione di profumi, dalla descrizione di sentori e collegando il cibo al vino per contrasto o per analogia. Non solo abilità tecniche e scientifiche, ma anche doti comunicative, accompagnate da un savoir faire discreto, elegante e cordiale.

Caratteristica distintiva del sommelier è il saper raccontare, comunicare il vino: è la comunicazione il fulcro centrale della “transizione” della figura del sommelier in un mondo in continua evoluzione, dove tutto transita, attraversa, passa da uno stato all’altro in senso dinamico.

Il mondo esce da due anni di pandemia e di chiusure generalizzate con una riscoperta edonistica del piacere, del bello, del buon vivere. Sono cambiati i modi di comprare, di informarsi, di mangiare ed è cambiata anche la ristorazione stessa. Nelle scelte dei vini si cerca concretezza, sostenibilità economica e ambientale, si mangia e si beve local, a kilometro zero, quindi non solo più grandi nomi ma anche vini più territoriali, semplici e meno scontati.

Oggi le occasioni per degustare e divulgare sono molteplici e anche i luoghi del vino proliferano: enoteche, wine bar, wine club, la grande distribuzione, la diffusione del wine delivery, le attività di consulenza, le guide, il giornalismo di settore, l’insegnamento e la divulgazione non conoscono battute d’arresto.

La figura del sommelier passa dall’informalità del rapporto diretto – quasi un consigliere – in un wine bar ad un ruolo di consulenza in un’enoteca, senza dimenticare le competenze finanziarie, gestionali e di marketing che potrebbe rivestire nella grande distribuzione. Denominatori comuni di questi luoghi restano sempre la competenza, la professionalità e la capacità di ascolto.

Il mercato globale vuole una figura professionale di sommelier più fresca, più dinamica, che esca fuori dalla compostezza di un ruolo che non si addice più a un mondo in transizione.
I Millennials che si avvicinano al vino chiedono immediatezza, anche nel linguaggio: non più – e non solo – paroloni ad effetto e tecnicismi, ma si fa strada un vocabolario del cuore, della passione, che trasmette emozioni.

A seconda dei contesti e delle tendenze oggi possiamo declinare i nuovi professionisti del vino in wine buyer, wine consultant, wine expert, brand ambassador o influencer con in mano un calice di vino e nell’altra un tablet per prendere un ordine o scrivere appunti, con uno smart phone per mostrare un video di una vigna o di un produttore o per fare un selfie al volo con un cliente.
Continuiamo pure a chiamarlo sommelier: chi lo fa in una sala di ristorante e chi dietro una tastiera, ma la passione non cambia, il vino e l’universo che gli ruotano intorno restano per sempre l’essenza e la sostanza di un mestiere antico e affascinante.

 

a cura di Stefania Raspa – sommelier professionista

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